Retrocessione: una bestia nera per tutti gli atleti.
Solo pronunciarla fa paura.
Purtroppo fa parte dello sport: destabilizza, rende tristi e spaesati…
La domanda “Avrei potuto fare di più?” è inevitabile e anche giusta.
Se la risposta è “Sì”, allora qualcosa non è andato bene, nella mente o nel corpo di un giocatore che può fare di più e non lo fa (a meno di un infortunio). Fortunatamente questi aspetti sono allenabili!
Alcune delle domande a cui potrebbe essere utile rispondere sono:
- “Cosa non mi ha permesso di dare il massimo ad ogni partita?”
- “Quando la mia squadra gioca male, sono capace di ‘tirarla su’ e di dare il mio contributo, o mi lascio trasportare dal mood negativo?”
- “In una situazione di ‘pericolo’ sono in grado di accedere al mio potenziale?”
Se alcune delle risposte a queste domande sono negative, allora si può migliorare!
Si può rendere la propria testa forte almeno quanto la difficoltà, per iniziare, e poi farla diventare il punto di forza: fare la differenza quando gli altri “mollano”, essere l’uomo a cui scaricare la palla nel momento caldo.
Questo è quello che un campione deve pretendere da se stesso. Niente di meno!
La cosa bella è che ci si può allenare per raggiungere questo obiettivo!
Non ci sono scuse: allenare la mente come il corpo fa la differenza.
Una cosa fondamentale, però: se stai vivendo un momento del genere, non identificarti nella retrocessione. Non sei un giocatore di m***a perché la tua squadra è retrocessa.
Non sei “scarso” perché non sei stato in grado di segnare l’ultimo rigore.
Sei solo un giocatore che può migliorare i suoi lati deboli: sconfiggere le sue paure 💪
E chi riconosce il problema è già a metà del percorso!