Troppe volte ci imbattiamo in giocatori “campioni sul campo” ma pessimi esempi nella vita.
Questo è tutto ciò che NON voglio diventino gli atleti che lavorano con me e il mio team.
Ci sono troppi ragazzini che puntano gli occhi su questi campioni, cercando di emularne i gesti ed inevitabilmente, come sappiamo, gli occhi dei ragazzi sono attratti anche dai gesti maleducati dei loro beniamini, dalle risposte poco corrette che danno ai giornalisti, ai fans e a colleghi o addirittura avversari. Delle volte questi giocatori si sentono invincibili e credono di poter fare e dire tutto, senza regole ed educazione. Senza subirne le conseguenze.
Da Mental Coach, la prima cosa che chiedo ai miei atleti è il rispetto, per se stessi e per gli altri. E gli altri sono gli avversari (in primis: che vanno sconfitti ma non umiliati), i compagni di squadra (che fanno parte inevitabilmente del successo del singolo), il proprio team di lavoro (perché da soli non si può fare nulla), il pubblico che paga e merita di vedere giocatori che in campo danno il massimo, sempre.
Ai miei giocatori insegno ad essere degli uomini e delle donne di successo, prima ancora che degli atleti di successo. Questo fa sì che loro riescano a “separare” i risultati che ottengono nello sport con il loro essere persone.
Troppe volte questi ruoli vengono confusi e un atleta che “perde” si sente una me**a come essere umano; perde le proprie certezze e di conseguenza si deprime, si giudica e dal confronto con se stesso ne esce inevitabilmente sconfitto.
Separare i ruoli aiuta a mantenere un equilibrio non eccedendo né nella disperazione né nella presunzione.
Questa è una delle maggiori conquiste che possiamo ottenere con i nostri atleti, ricordandoci sempre che il nostro compito è la loro ecologia e felicità, le vittorie sono solo il risultato di questa filosofia di coaching che utilizziamo con i nostri atleti.
Buona educazione a tutti! 😉